martedì 30 ottobre 2012

Una fiaba italiana per una festa di origine celtica



Il laboratorio di maschere è terminato, il salotto è tornato salotto, per un po': sì, a parte lo stendino, che ha preso posizione rifiutandosi di tornare in balcone finché il tempo non prende una decisione univoca, tra pioggia e sole.
Non sono riuscita a mettere teschietti a tutte le buste per le maschere.
"Uffa", ha detto una piccola cartapestaia..e lo so, uffa. Dispiace a me per prima.
E ho dimenticato anche un'altra cosa che è piaciuta a tutti e che avrei voluto lasciare nelle buste..così eccola qui. E' La favola di Giovannin senza paura che ho letto nel primo pomeriggio di laboratorio e che ha introdotto il tema della paura, dei molti modi in cui si manifesta e si può sconfiggere..per esempio con l'ironia: a volte i "mostri" in realtà sono anche molto buffi..e a volte i bambini sono capaci di dimostrare coraggio e determinazione, nell'affrontarli. E questo coraggio viene sempre premiato!
La favola è un racconto popolare italiano trascritto e riscritto da Italo Calvino, nella raccolta Fiabe italiane (io ho l'edizione Oscar Mondadori Giulio Einaudi del 1956).


Giovannin senza paura

C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannin senza paura, perché non aveva paura di niente. Girava per il mondo e capitò a una locanda a chiedere alloggio. - Qui posto non ce n'è, - disse il padrone, - ma se non hai paura ti mando in un palazzo. - Perché dovrei aver paura? -Perché ci si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro che morto. La mattina ci va la Compagnia con la bara a prendere chi ha avuto il coraggio di passarci la notte. Figuratevi Giovannino! Si portò un lume, una bottiglia e una salsiccia, e andò. A mezzanotte mangiava seduto a tavola, quando dalla cappa del camino sentí una voce: - Butto? E Giovannino rispose: - E butta! Dal camino cascò giú una gamba d'uomo. Giovannino bevve un bicchier di vino. Poi la voce disse ancora: - Butto? E Giovannino: - E butta! - e venne giú un'altra gamba. Giovannino addentò la salciccia. - Butto? - butta! - e viene giú un braccio. Giovannino si mise a fischiettare. - Butto? - E butta! - un altro braccio. - Butto? - Butta! E cascò un busto che si riappiccicò alle gambe e alle braccia, e restò un uomo in piedi senza testa. - Butto? - Butta! Cascò la testa e saltò in cima al busto. Era un omone gigantesco, e Giovannino alzò il bicchiere e disse: - Alla salute! L'omone disse: - Piglia il lume e vieni.         Gíovannino prese il lume ma non si mosse. - Passa avanti! - disse l'uomo. Passa tu, - disse Giovannino. Tu! - disse l'uomo. Tu! - disse Giovannino. Allora l'uomo passò lui e una stanza dopo l'altra traversò il palazzo, con Giovannino dietro che faceva lume. In un sottoscala c'era una porticina. Apri! - disse l'uomo a Giovannino. E Giovannino: - Apri tu!  E l'uomo aperse con una spallata.  C'era una scaletta a chiocciola  - Scendi, - disse l'uomo. - Scendi prima tu, - disse Giovannino. Scesero in un sotterraneo, e l'uomo indicò una lastra in terra. - Alzala! -Alzala tu! - disse Giovannino, e l'uomo la sollevò come fosse stata una pietruzza. Sotto c'erano tre marmitte d'oro. - Portale su! - disse l'uomo. - Portale su tu! - disse Giovannino. E l'uomo se le portò su una per volta. Quando furono di nuovo nella sala del camino, l'uomo disse: - Giovannino, l'incanto è rotto! - Gli si staccò una gamba e scaldò via, su per il camino. - Di queste marmitte una è per te, - e gli si staccò un braccio e s'arrampicò per il camino. - Un'altra è per la Compagnia che ti verrà a prendere credendoti morto, - e gli si staccò anche l'altro braccio e inseguí il primo. - La terza è per il primo povero che passa, - gli si staccò l'altra gamba e rimase seduto per terra. - Il palazzo tientelo pure tu, - e gli si staccò il busto e rimase solo la testa posata in terra. - Perché dei padroni di questo palazzo, è perduta per sempre ormai la stirpe, - e la testa si sollevò e salí per la cappa del camino. Appena schiarí il cielo, si sentí un canto: Miserere meí, miserere meí, ed era la Compagnia con la bara che veniva a prendere Giovannino morto. E lo vedono alla finestra che fumava la pipa. Giovannin senza paura con quelle monete d'oro fu ricco e abitò felice nel palazzo. Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide la sua ombra e se ne spaventò tanto che morí.



Chissà se i bambini la ricordano..beh, Simone sicuramente! Insieme a Giovanni e a Luca hanno fatto un vero e proprio teatrino!! Provate a rileggerla insieme e se hanno voglia di fare un bel disegno..io li pubblicherei volentieri.
Intanto, vi invito a visitare QUI il sito del museo di un illustre illustratore Emanuele Luzzati, che appunto ha illustrato anche questa fiaba.

Per ora vi saluto, a presto!

Nessun commento:

Posta un commento